La parte più bella del mio lavoro di home stager? Le collaborazioni, senza dubbio. La soddisfazione dei miei clienti, la stima degli agenti immobiliari e le frasi di Vento che mi danno conferma di essere sulla buona strada: “Mamma è ovvio che le vendi prima le case, le fai belle. Io comprerei il gioco più bello non quello più brutto.” L’home staging visto con gli occhi di un bambino. Così, semplice.
Come racconto qui nel blog, penso che la gioia si possa trovare nel cammino, nel cambiamento, nell’evoluzione. Un giorno poi, accade che una realtà imprenditoriale ne incontri un’altra, ci si conosca, si condividano obiettivi e si arrivi al punto in cui: Florida chiama Italia.
Faccio parte di quelle persone che quando piove aspettano l’arcobaleno, non il sole, che non riescono a vedere Dumbo e che parlano agli elettrodomestici, alla stampante e al Mac. Raggiungendo anche discreti risultati di comunicazione.
Oggi vi scrivo, più emozionata del solito, perché desidero condividere con voi ciò che è successo e ciò che verrà.
Per sogno americano (en. American Dream) ci si riferisce alla speranza, condivisa sia dagli estimatori degli Stati Uniti d’America sia da parte degli stessi abitanti, che attraverso il duro lavoro, il coraggio, la determinazione sia possibile raggiungere un migliore tenore di vita e la prosperità economica. (Wikipedia)
Chi non ha mai pensato di mollare tutto e di realizzare il sogno americano? Nell’immaginario collettivo italiano è sempre presente quella figura quasi mistica, quel “personaggio”, quell’amico o quel partente che è andato negli Stati Uniti d’America e ha cambiato vita. Wow!
“Lo voglio fare anche io, mollo tutto!” è il primo pensiero.
Dopo due minuti una serie infinita di congiunzioni ed avverbi annebbiano i nostri pensieri:
“No, vabbè aspetta però, ma, se, con chi, come…”